La giornata di ieri, mercoledì [12 marzo], probabilmente ha rappresentato un nuovo punto di svolta. Contro tutta la campagna preventiva di intimidazione per sgonfiare l’appello a sostegno dei pensionati, conto la sfacciata politica di fake news sui mezzi di comunicazione di massa affini al governo libertario [autodefinizione di Milei e dei suoi seguaci, ndr], e anche contro l’assenza brutalmente complice della CGT, l’azione di appoggio alla giusta protesta dei pensionati è stata massiccia e decisa, davanti al palazzo del Congresso e con manifestazioni in vari punti del paese.

Ma non è stata solo questo: la pianificata provocazione repressiva montata in anticipo da parte della ministra Bullrich e il monumentale dispiegamento di camion idranti, gas, manganelli, pallottole di gomma, infiltrati e mille manovre ancora, non è riuscita a disperdere tanto facilmente la protesta che per ore ha continuato a esprimere tutta la rabbia nei pressi del Congresso e durante la notte, con “cacerolazos” autoconvocati in molti angoli della Città Autonoma di Buenos Aires e nell’area metropolitana.

Allo stesso tempo, le scene di repressione di ieri e gli interventi pubblici della ministra Bullrich e di altri membri della cricca al governo mettono in agenda una realtà inequivocabile, cioè che siamo di fronte a cambiamenti nel regime politico che abbiamo conosciuto fino ad ora. Vi è una deriva con tratti fascistoidi che minaccia le elementari libertà democratiche e che la fa assomigliare sempre di più a una dittatura:

• La ministra che anticipa che verranno cercati “espedienti legali” per avallare la criminalizzazione della protesta prima della mobilitazione.

• Colpi a tradimento, selvaggi e brutali contro pensionati e pensionate perpetrati da parte delle forze repressive.

• Poliziotti che provocano con grida maccartiste («venite avanti sinistrosi»).

• Noti infiltrati e immagini che provano come nascondano armi per addossare ai manifestanti il reato di porto abusivo.

• Personale della polizia federale che si fa selfie fra risa e festeggiamenti nel bel mezzo della repressione.

• Il buffonesco portavoce presidenziale che twitta un grossolano e falso volantino del FIT–U con “istruzioni” per la mobilitazione.

• Il tutto nel contesto di un discusso protocollo antiprotesta illegale, quindi con un sistema giudiziario legato al potere attuale (con pochissime eccezioni) che consente a tutta questa barbarie di continuare.

Vale a dire, nel complesso, che si tratta di una concezione ultrareazionaria con elementi fascisti; concezione che sta diventando politica statale, minacciando così le libertà democratiche e alterando di fatto il regime politico così come lo abbiamo conosciuto finora. Una cosa estremamente grave.

Allo stesso tempo, il numero di feriti, di prigionieri e il caso del fotoreporter Pablo Grillo, che attualmente lotta tra la vita e la morte nell’ospedale Ramos Mejía, dimostrano il piano brutale, pianificato con malizia dal Ministero della Sicurezza nel quadro di questa concezione generale che incoraggia e dà carta bianca alle forze repressive per agire selvaggiamente.

Pertanto una prima considerazione categorica è che Patricia Bullrich non può restare un minuto in più nel suo incarico e deve dimettersi.

Ma il contesto della giornata di ieri aggiunge molti altri problemi al governo libertario:

• Il presidente e sua sorella si sono recati a Bahía Blanca nel mezzo della catastrofe che sta vivendo la città e, nonostante l’operazione di “protezione”, sono stati contestati dagli abitanti. Dopo quasi una settimana di inondazioni, hanno provato a presentarsi per ripulirsi la faccia, ma gli è andato tutto storto.

• Ieri, mentre i manifestanti affrontavano una brutale repressione nella Plaza de los Dos Congresos, all’interno del suo covo di banditi, il partito al governo non è riuscito a garantire l’impunità per la truffa delle criptovalute, e ha dovuto aggiornare la sessione per evitare di discutere della moratoria sui pensionamenti, degli elenchi dei giudici nominati per decreto e dei poteri delegati. L’”esterno” ha avuto un impatto su una sessione che ha messo in luce le debolezze strutturali di un regime politico degradato e in crisi.

• Oltretutto, di fronte alle negoziazioni con il FMI, alla disperata ricerca di dollari per continuare ad alimentare il circolo vizioso di speculazioni da parte di banchieri e giocatori d’azzardo, lo stesso governo che ha cercato di dimostrare ai mercati controllo sociale, stabilità e ordine istituzionale si trova ad affrontare un panorama di gravi complicazioni che minacciano di alimentarsi a vicenda e di portare a una più ampia crisi di governance. Gli esiti saranno da vedere.

Per il momento, dal 1° febbraio, con la massiccia azione di ripudio delle dichiarazioni omofobe di Milei a Davos, sommata al colpo alla credibilità del governo stesso in merito alla truffa delle criptovalute, più la mobilitazione del 8 marzo, più la catastrofe in Bahia e la giornata di ieri che amplifica l’indignazione contro il governo, è chiaro che esiste la forza sociale per affrontarlo nelle strade e sollevare quello che sta crescendo come uno slogan popolare: Milei deve andarsene, questo governo nel suo insieme non è più valido e per questo è essenziale rendere di massa e nazionale la risposta popolare con una mobilitazione permanente.

Va detto che un’altra voce crescente è l’enorme rifiuto verso la CGT e tutte le dirigenze sindacali traditrici, complici della politica criminale del governo. Abbiamo bisogno di uno sciopero generale attivo, con un piano di lotta, discusso e votato nelle assemblee nei luoghi di lavoro, ma non possiamo più aspettarci nulla dai burocrati alleati di Milei. Per questo, in realtà, contando sui sindacati indipendenti e militanti e sulla rabbia dei lavoratori per la situazione sociale che stiamo vivendo, dobbiamo considerare la necessità di costruire una nuova centrale operaia, un’altra direzione che risponda realmente alle esigenze della base e non ai propri privilegi e a quelli dei padroni.

Non possiamo inoltre non notare l’assenza del peronismo, dei suoi principali leader nella manifestazione di ieri, e la sua inazione al di là delle dichiarazioni, di fronte all’intero quadro di aggressione antipopolare che stiamo vivendo. È chiaro che le lotte interne al peronismo, la speculazione elettorale e la mancanza di un programma alternativo per far uscire il nostro Paese dalla crisi invalidano questa forza politica come opzione reale per i lavoratori e il popolo. Il clamoroso fallimento del governo di Alberto Fernandez, Cristina Kirchner, Sergio Massa e compagnia è ancora molto fresco nella memoria della gente.

Per tutto ciò finora detto, riteniamo che nell’immediato futuro sia essenziale convocare una grande azione di massa in tutto il Paese a sostegno delle richieste dei pensionati, ma anche per chiedere che Bullrich e Milei se ne vadano perché sono nemici del popolo, repressori e criminali. Che l’azione assuma la forma di un “banderazo” o “cacerolazo” nazionale, e si concluda con manifestazioni di massa in tutte le piazze e i centri politici dell’Argentina.

Infine, un’ultima riflessione. Questo Paese è stato governato da radicali, peronisti, miltari, imprenditori macristi e ora da questa banda delirante che si definisce libertaria. Gli unici che non hanno mai governato sono i lavoratori e la sinistra di classe, che hanno presentato un programma anticapitalista e socialista, totalmente opposto a tutte le varianti politiche tradizionali.

È tempo di considerare questa prospettiva storica e strategica.

Milei, Bullrich e tutto il loro governo non vanno più: devono essere buttati fuori, come nel 2001.

E infine vogliamo indicare un compito e una sfida, che consideriamo cruciali: per superare l’esperienza già fallita del peronismo al governo e per seppellire l’incubo che attualmente è al governo, è necessario costituire un’alternativa politica della sinistra di classe, dei lavoratori e dei settori popolari che superi il settarismo, i dogmi e si distingua da tutte le pratiche della vecchia politica. Deve essere aperta, democratica dal basso, e deve sollevare un programma di rottura con il modello capitalista di catastrofe sociale che ci sta affondando come popolo.

Il nostro partito è convinto che ciò sia urgente, necessario e, se esiste la volontà politica, totalmente e completamente possibile.

Facciamo appello a tutti gli attivisti operai, al movimento studentesco, ai movimenti sociali di genere, LGBTQIA+, per i diritti umani e agli intellettuali critici affinché convergano su questo percorso.

Lasciamo che sia il popolo dal basso a decidere democraticamente come procedere.

Prepariamo un governo dei lavoratori e della sinistra di classe.Costruiamo un’alternativa politica anticapitalista e socialista per superare tutto ciò che è già fallito.

Direzione Nazionale del MST (Movimiento Socialista de los Trabajadores)

(traduzione di Antonio Banchetti)