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L’8 maggio si terrà l’udienza di appello contro la sentenza che ha condannato il nostro compagno Alejandro Bodart per aver solidarizzato con la causa palestinese e denunciato il genocidio in corso perpetrato dallo Stato di Israele.
La barbarie messa in atto nei territori palestinesi ha la sua controparte a livello politico e ideologico, sotto l’impulso della lobby sionista in tutto il mondo, che cerca di proteggere questo Stato e questo governo assassino dalle critiche di genocidio.
Con l’insediamento di Trump, è stato fatto un balzo in avanti nella persecuzione e nella criminalizzazione di coloro che sono usciti allo scoperto per alzare la voce per la fine dell’apartheid sionista e, con Milei al governo nazionale, i processi contro i leader politici e gli attivisti per il popolo palestinese avanzano e si intensificano.
La terza volta non sarà quella buona
DAIA, un’organizzazione che difende il sionismo e la pulizia etnica da esso praticata, non si è accontentata di aver perso due processi che hanno assolto Alejandro Bodart. Ha fatto ricorso contro la seconda sentenza di assoluzione, emessa nell’agosto 2024, una sentenza che, come la prima, ha stabilito chiaramente che i tre tweet utilizzati nella denuncia non costituivano un reato, ma un’opinione lontana dall’accusa di discriminazione antisemita. La sentenza ha inoltre dimostrato che la definizione di antisemitismo elaborata dall’IHRA, che accomuna antisionismo e antisemitismo, non solo è barbara ma non è nemmeno giuridicamente vincolante.
Il penultimo giorno dell’anno, la Terza Sezione della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione. Naturalmente abbiamo presentato appello con gli avvocati Maria del Carmen Verdú e Ismael Jalil e l’8 maggio ci sarà una nuova udienza, davanti alla Sezione I della Corte di Cassazione e Appello Penale della Città Autonoma di Buenos Aires.
Vogliono che la terza volta sia quella buona, ma sappiate che, come l’eroico popolo palestinese, non ci lasceremo intimidire e continueremo a combattere e a denunciare il genocidio perpetrato dallo Stato di Israele, una, due, tre volte e tutte le volte che sarà necessario.
Tutti a favore dell’assoluzione di Bodart, l’8 maggio.
Mentre la solidarietà è stata espressa attraverso migliaia di firme e adesioni da parte di organizzazioni e personalità nazionali e internazionali, come le dichiarazioni nel secondo processo contro Alejandro di figure importanti come Adolfo Perez Esquivel, dobbiamo ancora una volta far sentire la pressione della strada.
Dobbiamo continuare ad alzare la voce per denunciare il genocidio contro il popolo palestinese e il tentativo di mettere a tacere chi di noi è solidale con la sua lotta.
Per quanto si sforzino, come stanno facendo con Vanina Biasi, non riusciranno a mettere a tacere la solidarietà con la Palestina.
Dobbiamo ancora una volta affermare chiaramente che denunciare un genocidio NON È UN CRIMINE, che l’antisionismo non è antisemitismo e che alzare la voce in solidarietà con il popolo palestinese è un nostro diritto. L’8 maggio chiediamo a tutti di unirsi a noi alle 10 (Libertad 1042, CABA) per difendere il diritto di denunciare l’apartheid sionista e la libertà di espressione.